In settembre una manifestazione per i cento anni della nascita di Plinio Verda
Martedì 12 giugno al Monte Ceneri è stato fondato il “Club Plinio Verda”, che noi chiameremo amichevolmente “Club p.v.”, come le schiere di fedelissimi lettori erano solite chiamare il più grande polemista (e a nostro avviso anche il più grande giornalista) che il Canton Ticino abbia mai avuto. Artefice di tutta l’operazione, bisogna dirlo, è stato Pier Felice Barchi, che poi ha voluto lasciare le redini della nuova associazione in mano ai giovani. A lui comunque va il merito di aver ricordato il grande p.v. a cent’anni dalla nascita e di aver riunito in suo nome tutti quelli che vogliono onorare la sua memoria. In tutto le persone riunite al Ceneri, e quindi i soci del neonato Club, sono 35, tra cui molte personalità del mondo culturale laico del Cantone.
Tra gli appartenenti alla gloriosa generazione immediatamente successiva a p.v., c’erano Argante Righetti, Sergio Salvioni e lo stesso Peo Barchi. Lo scopo della nuova associazione è quello di “tenere vivo, difendere e promuovere lo spirito critico e laico della cultura illuminista”. Che Plinio Verda appartenesse interamente alla cultura illuminista non è da dimostrare: lo attesta ognuno dei suoi scritti pubblicati quasi quotidianamente su “II Dovere’ durante più di quarant’anni di attività. La difesa dei valori umani, la ricerca del vero con il solo ausilio della ragione erano gli unici strumenti – oltre ovviamente alla mitica penna stilografica “Mont Blanc” intinta nel vetriolo – con i quali p.v. stilava i suoi elzeviri.
II primo Comitato del “Club p.v.” è così composto: presidente Carlo Pedrolini; vice-presidente Giovanni Molo; animatori culturali Antonio Spadafora e Simone Bionda; membro, in rappresentanza della famiglia, Franca Verda. Già in settembre sarà indetta una manifestazione in occasione dei cento anni dalla nascita di p.v. Durante tutto il corso del 2008, venticinquesimo anniversario della morte, sarà organizzata una serie di appuntamenti culturali, tra i quali probabilmente anche la pubblicazione d: una scelta degli articoli di p.v. Se vogliamo definire il giornalista Plinio Verda con due soli sostantivi, i più adatti sono: “Campione di concretezza”. Verda era il campione di concretezza. Non c’era articolo, non c’era frase, non c’era commento che non potesse essere toccato con mano, verificato, assaporato da ognuno dei suoi ventimila o trentamila lettori. Dico ventimila o trentamila perché il giornale con i suoi articoli pur avendo allora una tiratura modesta di circa diecimila copie, passava di mano in mano fino a risultarne tutto sgualcito. Per lui la concretezza era tutto. Per lui un’idea che non potesse essere tradotta in termini concreti, tangibili, non aveva diritto di cittadinanza nella nostra repubblica di uomini liberi e razionali. E chi praticava idee non traducibili in termini concreti e tangibili meritava solo il ridicolo. Perciò forse p.v. avrebbe bacchettato, bonariamente ridicolizzato quella nostra lunga discussione, al Ceneri durante l’atto di fondazione del Club in suo nome, quando si disquisiva su cosa fosse Illuminismo, e se noi fossimo degni di promuoverlo, o solo di difenderlo o solo di difenderne e promuoverne lo spirito critico e laico. “Quanti ball”, avrebbe commentato p.v.
Ricordo che un giorno avevo osato pubblicare, sulla prima pagina de “II Dovere”, un articolo contro l’energia nucleare. O meglio: un articolo critico ma molto confuso, con argomenti economici, energetici, sociali, di sicurezza e chi più ne ha più ne metta. Lui era dichiaratamente e fieramente pro-nucleare. II pomeriggio mi chiamò nel suo austero ufficio. “Ci siamo”, mi dissi, e già m’aspettavo una lavata di capo per aver contraddetto la sua linea editoriale, in vista soprattutto di importanti consultazioni popolari sull’argomento. Invece no. Mi tenne più o meno questa lezione, che non ho mai dimenticato e che ho poi sempre cercato di trasmettere ai miei giovani redattori. “Caru fiöö”, mi disse, “non mettere tanta carne al fuoco. Se vuoi essere efficace nell’esposizione di un’ idea, scegli un solo argomento, una sola linea di pensiero, e elimina tutto il resto. Sviluppa solo quell’argomento, solo quella linea, ma sviluppali bene, e vedrai che le tue parole saranno più efficaci, più ascoltate, anche se avrai sacrificato altre idee che ti sembravano interessanti”. Questo mi disse, questo mi fece capire, anche se usò nemmeno la metà delle parole che ho riportato. Quello era vero Illuminismo, quella era vera tolleranza. Lui, pro-nucleare, insegnava a me come esprimere meglio e più efficacemente le mie idee anti-nucleari. Anche se alla fine ha aggiunto che le mie e quelle dei miei compari erano “Tücc frotul par stremi la gent”.
Enrico Diener (Opinione Liberale, 21.06.2007)